Farmaci antiangiogenici anti-VEGF
Nella AMD (o DMLE o maculopatia senile) umida i vasi neoformati sono soggetti alla fuoriuscita di sangue e liquidi; questo complesso formato da vasi e tessuto fibroso può distruggere i fotorecettori in un periodo di 3-24 mesi, causando una grave perdita della vista, progressiva e irreversibile. Se non trattata la lesione conduce ad una scarsa visione centrale (<1/10) entro 2 anni. L’eziopatogenesi della CNV non è ancora nota, sicuramente è multifattoriale. Tuttavia ci sono evidenze suggestive del fatto che i fattori angiogenici quali il VEGF (vascular endothelial grow factor) e il fattore di crescita dei fibroblasti siano fondamenteli nella patogenesi e nella progressione della malattia.
L’utilizzo quindi di farmaci antiangiogenici rappresenta il gold standard nella terapia della AMD neovascolare. Essi agiscono nel processo di patogenesi della malattia, inibendo l’azione dei fattori di crescita dei neovasi arrestandone il conseguente sviluppo. Attualmente 3 farmaci sono in uso in Italia il Lucentis (Ranibizumab) e l’Avastin (Bevacizumab) che sono anticorpi monoclonali umanizzati (il primo si differenzia dal secondo perché in quanto frammento è più piccolo) e il nuovo Eylea (Aflibercept) che rispetto i primi due per essere per il meccanismo di azione è infatti una VEGF-Trap.
Entrambi tre i farmaci si somministrano con iniezioni intravitreali con anestesia topica (in gocce) con protocolli diversi a seconda del farmaco, della patologia e del singolo paziente.
Nota 1: ovviamente non solo la maculopatia senile complicata da neovascolarizzazione può beneficiare del trattamento iniettivo con farmaci antiangiogenici, ma anche altre patologie: per esempio neovascolarizzazione miopica, retinopatia diabetica proliferante, edema maculare diabetico, neovascolarizzazione associata a corioretiniti, ecc…
Nota 2: l’Avastin è stato oggetto recentemente di un contenzioso, in quanto rispetto a Lucentis pur essendo meno costoso e pur “non presentando differenze statisticamente significative dal punto di vista dell’efficacia e della sicurezza nella terapia della degenerazione maculare senile”.era considerato “off-label”.